Monumenti e lapidi

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Ente competente:
Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Lazio (con esclusione della città di Roma)
Definizione del bene:
monumento ai caduti, ad obelisco
Luogo:
Lazio, Soriano nel Cimino (VT), Parco della Rimembranza, Piazzale della Repubblica
Data:
sec. XX | 1923
Autore:
scultore: Nagni Francesco, 1897/ 1977
Committenza:
Cimitato pro Monumento ai Caduti
Materia e tecnica:
bronzo; peperino
Misure:
cm 600x330x330;
Soggetto:
figura di soldato: fante
Descrizione del bene:
La statua in bronzo raffigurante il fante è collocata su un alto basamento, sulla cui base è addossato sul fronte e sul retro due are con iscrizioni, e sul lato destro e sinistro, su due basi parallelepipede, quattro teste di fanciullo e giovane donna, a destra, vecchia e cieco, a sinistra.
Descrizione iconografica:
Figure: soldato; volto di bambino; volto di donna; volto di anziana; volto di cieco. Abbigliamento: (soldato) divisa militare; scarponi, fasce, cappotto. Oggetti: elmo. Armi: moschetto.
Trascrizione:
fronte, basamento: SORIANO / AI SVOI FIGLI / CADVTI / NELLA / GRANDE GUERRA
fronte, ara: MCMXV - MCMXVIII
retro: PER DIVERSE TERRE LE VOSTRE OSSA / PER L'ITALIA TUTTA IL NOME / MA LA RELIGIONE DI VOI E' QUI / E PASSA / DI GENERAZIONE IN GENERAZIONE / CARDUCCI
retro, ara: MCMXV - MCMXVIII
Notizie storico-critiche:
Fin dal 1921 si era formato in Soriano un Comitato per l'erezione del monumento ai caduti. Raccolti i fondi e bandito il concorso nazionale, l'incarico fu affidato a Francesco Nagni. Il giovanissimo scultore viterbese, terminò l'imponente opera nel giugno 1923 ed entro settembre dello stesso anno la consegnò al comune. Sorsero, però, all'interno della cittadinanza delle discordie su dove collocare l'opera, se nella Piazza centrale del paese, come aveva stabilito il comune, o in un apposito Parco della Rimembranza. Alla fine la spuntò quest'ultima posizione. Il 6 gennaio 1924 l'opera risulta collocata al posto e il presidente del Comitato Pro Monumento ai Caduti, Generale Pietro Troili, dichiarò di voler inaugurare monumento e parco in primavera. Ma il comitato e l'amministrazione comunale ancora non avevano affrontato il problema della sistemazione di quest'ultimo, particolarmente urgente anche perchè il principe ereditario aveva dato quasi per certa la sua presenza alla cerimonia. Alla fine, l'inaugurazione si terrà soltanto il 3 ottobre 1926. Nelle foto d'epoca, a delineare lo spazio del parco, fa bella mostra di sé un'alta cancellata in ferro coeva al monumento. Nel 1940, in osservanza alla legge dell'8 maggio, la cancellata fu donata allo stato, lasciando sguarnito lo spazio sacro che divenne presto oggetto di atti vandalici. Così l'Amministrazione si trovò costretta a disporre una nuova recinzione, con la difficoltà aggiuntiva di non poter utilizzare ferro o altro materiale utile alle esigenze belliche. La nuova cancellata autarchica fu progettata alternando pilastrini in peperino ed elementi in cemento pressato, tipo "Giacinto", della ditta Bernardino Milioni di Viterbo. I lavori furono, eseguiti dalla Ditta Panfili Ulderico e la Ditta Pandimiglio fornì gli elementi in peperino. Stupisce che quest'opera sia una delle prime realizzazioni di Nagni che, nato nel 1897, ebbe appena il tempo di frequentare il primo anno dell'Accademia di Belle Arti di Roma prima di essere richiamato in guerra. Quando alla fine della guerra tornò a Roma, lavorò presso gli studi di alcuni colleghi più anziani, tra cui il suo insegnante all'Accademia Ettore Ferrari, lo scultore Giuseppe Guastalla e Attilio Selva, il cui studio era frequentato anche da un altro talento viterbese, Silvio Canevari. Una formazione piuttosto frammentaria ma di grande respiro, che permise allo scultore di concepire grandi forme monumentali, componendo a piacere su toni sentimentali ed eroici come è evidente nel monumento sorianese. Il soldato, il volto girato lateralmente, il piede poggiato su un'altura, il moschetto al fianco, più che chiedere venerazione e onori, sembra essere in guardia, vigilare. E' ancora il fante vivo che protegge la propria patria, non l'eroe caduto. E il realismo della composizione è accentuato dal cappotto che cade pesantemente verso il basso e gli si incolla al corpo. Ma la patria, in questo monumento, si concretizza, umanissimamente, nelle quattro teste che rappresentano la madre, la moglie, il figlio e il cieco. Per loro, il fante, figlio, marito, padre e compagno, ha vigilato, lottato e perso la vita. Al contempo i quattro ritratti, estremamente caratterizzati e lirici, compongono anche il tema del cordoglio, ognuno di loro, infatti, rappresenta il positivo e il negativo: il figlio e l'orfano, la moglie e la vedova, la madre e gli anziani soli, il cieco e l'invalido di guerra.
Codice identificativo:
1209845620
Nome del file:
lapidi/S168_S169_S244/StAr_MonumentiaicadutiVt_CRD24788.jpg
 

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