Monumenti e lapidi

Dettaglio immagine

Ente competente:
Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Lazio (con esclusione della città di Roma)
Definizione del bene:
lapide commemorativa ai caduti
Luogo:
Lazio, Sabaudia (LT), Ex Palazzo dell'Associazione Nazionale Combattenti, Istituto tecnico industriale Galileo Galilei, Piazza del Comune
Data:
sec. XX | 1934
Ambito culturale:
ambito laziale
Committenza:
Opera Nazionale Combattenti
Materia e tecnica:
travertino
Misure:
cm 540x1000;
Descrizione del bene:
l'iscrizione su 24 righe è apposta all'angolo del palazzo sul rivestimento di lastre in travertino
Trascrizione:
su tutta la superficie: BOLLETTINO DELLA VITTORIA / 4 NOVEMBRE 1918 / LA GUERRA CONTRO L'AUSTRIA-UNGHERIA CHE SOTTO L'ALTA GUIDA DI S.M. IL RE DUCE SUPREMO, L'E-/ SERCITO ITALIANO INFERIORE PER NUMERO E PER MEZZI, INIZIO' IL 24 MAGGIO 1915 E CON FEDE / INCROLLABILE E TENACE VALORE CONDUSSE ININTERROTTA ED ASPRISSIMA PER 41 MESI, E' VINTA / LA GIGANTESCA BATTAGLIA INGAGGIATA IL 24 DELLO SCORSO OTTOBRE ED ALLA QUALE PRENDEVANO / PARTE 51 DIVISIONI ITALIANE, 3 BRITANNICHE, 2 FRANCESI, CZECO-SLOVACCA E UN REGIMENTO AMERICA-/NO, CONTRO 73 DIVISIONI AUSTRO-UNGARICHE, E' FINITA / LA FULMINEA ARDITISSIMA AVANZATA DEL 29 CORPO D'ARMATA SU TRENTO SBARRANDO LE VIE DEL-/LA RITIRATA ALLE ARMI NEMICHE DEL TRENTINO, TRAVOLTE A OCCIDENTE DALLE TRUPPE DELLA VII / ARMATA ED ED ORIENTE DA QUELLE DELLA I, VI E IV, HA DETERMINATO IERI LO SFACELO TOTALE DEL / FRONTE AVVERSARIO DAL BRENTA AL TORRE L'IRRESISTIBILE SLANCIO DELLA XII, DELL'VIII, DELLA X ARMATA E DELLE DIVISIONI DI CAVALLERIA RICACCIA SEMPRE PIU' INDIETRO IL NEMICO FUGGENTE / NELLA PIANURA. S.A. IL DUCA D'AOSTA AVANZA RAPIDAMENTE ALLA TESTA DELLA SUA INVITTA III ARMATA / ANELANTE DI RITORNARE SULLE POSIZIONI DA ESSA GIA' GLORIOSAMENTE CONQUISTATE E CHE MAI AVE-/VA PERDUTE. / L'ESERCITO AUSTRO-UNGARICO E' ANNIENTATO. ESSO HA SUBITO PERDITE GRAVISSIME NELL'ACCANITA / RESISTENZA DEI PRIMI GIORNI DI LOTTA E NELL'INSEGUIMENTO. HA PERDUTO QUANTITA' INGENTISSIME/ DI MATERIALE DI OGNI SORTE E PRESSOCHE' PER INTERO I SUOI MAGAZZINI ED I DEPOSITI HA LA-/SCIATO FINORA NELLE NOSTRE MANI CIRCA TRECENTOMILA PRIGIONIERI CON INTERI STATI MAGGIORI E / NON MENO DI CINQUEMILA CANNONI . / I RESTI DI QUELLO CHE FU UNO DEI PIU' POTENTI ESERCITI DEL MONDO RISALGONO IN DISORDINE E / SENZA SPERANZA LE VALLI CHE AVEVANO DISCESO CON ORGOGLIOSA SICUREZZA. / DIAZ
Notizie storico-critiche:
Il Bollettino della Vittoria, diffuso alle 2.00 del 24 novembre 1918, fu firmato dal generale Armando Diaz e scritto a Monterosso di Abano dall'allora colonnello Domenico Siciliani con la collaborazione del fratello Luigi. Proprio il testo del Bollettino della Vittoria del 1918 è l'elemento caratterizzante dell'edificio progettato dai quattro vincitori del concorso per Sabaudia, Gino Cancellotti, Eugenio Montuori, Luigi Piccinato, Alfredo Scalpelli, come sede della M.U.S.N., l'associazione che riuniva gli ex combattenti. La grandissima iscrizione, alta 4,5 metri e lunga 1 KM., si confaceva particolarmente alla sede dell'associazione dei combattenti di cui elogiava, indirettamente, i membri anch'essi partecipi della vittoria di Vittorio Veneto. D'altronde il legame tra la conquista della terra e la difesa dell'Italia è molto diretto in tutte le città di fondazioni, tanto più a Sabaudia, intitolata alla dinastia Savoia e soprattutto al Re soldato, Vittorio Emanuele II che, infatti presiederà, alla sua inaugurazione. Così un giornalista d'epoca: "Per i combattenti esso (in nuovo comune di Sabaudia) è sorto, dai combattenti fu edificato, i combattenti fecondarono la terra che lo circonda: era giusto ed era degno dunque che ad inaugurarlo venisse il Re soldato, che coi combattenti divise il duro pane e il duro rischio della trincea. "Viva Savoia" era il grido con cui essi si scagliavano sul nemico armato e conquistarono, zolla a zolla, il terreno cruento dove infuriava l'orrore della strage e della morte. "Viva Savoia", è stato il grido con cui Sabaudia s'è offerta al suo Sovrano, ed ha iniziato la sua vita di lavoro e di gloria" (Galeazzi 1998, p.32). Ma molto chiare sono anche le parole del podestà di Sabaudia che nel discorso inaugurale rivolto al Sovrano stabilisce l'equivalenza tra soldato e contadino: "Voi oggi vedete ancora una volta adunati gli uomini che sotto il vostro sguardo combatterono sul Carso e sul Piave e che, feriti, sentirono la mano e le parole confortatrici della Regina. Essi hanno combattuto nelle Pontine un'altra guerra e portano ancora l'elemetto perchè è la loro corona di gloria, ma le loro mani alzate nel saluto, Vi dicono la loro fedeltà e la loro certezza che nel Vostro augusto Nome e al comando del Duce continueranno a fecondare terre per la ricchezza e prosperità della Patria" (Ibidem, p.113).
Codice identificativo:
1200944353
Nome del file:
lapidi/S168_S169_S244/CRD_22157.jpg